APRITE! di Stefano Laboragine - labo'


Pittura di azione: non vuol dire agire sulla tela, contro la tela; ma agire dalla tela, attraverso ed oltre essa, dalla nostra parte. Rimbalzare nella vita. Partecipazione attiva al tessuto del pensiero quotidiano, alla esplorazione in atto del mondo; non gesticolazione davanti lo specchio, in una privata-monumentale sala da ginnastica.
La pittura è simbolo, non fruito, dell'assoluto. Simbolo della vita dell'esistere nel suo apparire ed instaurarsi - attraverso il ritmo, il tempo, il respiro esatto - come vita dell'essere.
Assumere in sè non solo la realtà, ma anche l'antichità delle cose. Improvviso spessore. Buio calato sull'anima. Raggrinzimento. Tutte le separazioni, le perdite, i distacchi che rendono immota, non abitabile la morte. Il vento che straccia la vita, lembi vivi di virtualità oscurate. Tutto quello che ti colpisce e recide, che percuote abolendo, che solleva di colpo il sangue a livello del "NULLA", e rovescia la tua maschera ancora umida, il nido, il meglio di te che consiste.
Impronta vorra dire concentrazione. Le impronte rimangono aggrappate alla superficie, e contratte, provvisorie. Sul punto di sprofondare o distaccarsi. Al limite di divenire aria, o polvere. In una tensione instabile e sgraziata, ripetuta, ribattuta. Il mio errore, i primi mesi dell'anno scorso, fu quello di aver usato le impronte per arrivare a. Per creare una rete sovrapposta di strati, una saturazione; raggiungere così una presenza luminosa, una giustizia. Le impronte al contrario non vanno usate che per se stesse, per esistere in sè, parallele, gemelle a quello che il tuo vivere ha permesso di scegliere di te a te stesso.

QUOTIDIANITA' OPERAIA di Stefano Laboragine - labo'

LARGO D'ARIANIELLO di Stefano Laboragine - labo'



Il pittore che assume a simbolo e metro della sua visione il tempo è l'uomo che soffrendo si vendica della vita quando prende la vita stessa sotto la sua protezione. Il pittore che rimane nella contemplazione dello spazio è l'uomo che chiede ancora pietà alla vita e, temendo il dolore, accetta di esserne in qualche modo protetto. Se l'incessante ritorno dell'identico è il modo di vincere il tempo come passività, di vendicarsi vittoriosamente del passato, della inerzia mortale che si accumula attorno a noi e in noi, la ripetizione modificata dell'identico rappresenta l'intimità con il tempo. Il tempo divenuto calore vivo. E' l'ingranata modificazione del ripetersi che stabilisce una direzione, l'orizzonte vitale di un approssimarsi, i gradi di una successiva rivelazione di quell'assoluto che riferito al tempo viene chiamato eternità.
Le cose si ripetono, ritornano a te per essere liberate da te, questa volta finalmente sciogliersi da te sciogliendo te, liberare te liberandosi, tornare a te simili a te.
 Le cose si ripetono, ritornano per essere salvate da te, insieme a te volgersi verso la direzione della salvezza.

NAPOLI 3/2000 di Stefano Laboragine - labo'


Non faccio che andare e tornare. A volte senza nemmeno irrequietudine. Non cerco un punto dove posarmi, e anche se esistesse non me ne vorrei più servire. Sono stato felice ogni volta che il gesto ha preceduto il pensiero, la parola ha preceduto il sentimento, l'abbraccio è venuto prima dell'amore. Sono intero solo quando è la vita a condurmi.

GIORNI di Stefano Laboragine - labo'

Vivere e dipingere è la stessa cosa. Dipingere vuol dire fare dei quadri. Un quadro è un'espressione. Un quadro è una cosa già detta. Io esisto prima, il quadro viene dopo. Dipingo il quadro per sapere quello che sono. Faccio i quadri senza sapere chi sta dipingendo. Sono io che sono sempre uguale. Ho stabilito di accettare quello che sono: il mio quadro assomigliandomi sarà quello che può essere. Le impronte non sono l'unica realtà. La mia vita non si risolve soltanto nel fare il quadro. Ma il quadro è la mia vita. L'automatismo è un metodo. Dentro il mio metodo ho un modo consapevolmente automatico nel senso di una imprevedibilità. Automatismo dentro il metodo. Necessità. Una necessità assunta nella coscienza diventa legge. L'automatismo non è una cosa che si rinnova ogni giorno. Il mio automatismo mi ha portato a credere nella successione delle impronte. Automaticamente stessi legami, stessa forma di esistenza. L'automatismo è la forma migliore di costrizione. La libertà non è nell'automatismo ma nella ragione che si libera dall'automatismo. Per questo dico che l'automatismo è solo un metodo.
So che assomiglio a quello che ero e sono, so di uscire da me stesso nella relazione. Tentativo di mettersi in relazione. Posso agire automaticamente solo dentro la regola. La regola che uno si sceglie coincide con la propria libertà (liberazione).

LA BUONA NOVELLA


Mentre ascoltavo La Buona Novella di Fabrizio De André, con una matita su un lembo di giornale ho disegnato un angelo. Ascoltarlo è pretesto per respirare (spesso per dipingere) visioni poetiche, mondi di sublime bellezza, contrapposti allla miseria umana dell'uomo. Quei personaggi... le storie... suggestioni struggenti. Fabrizio amava dire: «Benedetto Croce diceva che fino all'età di 18 anni tutti scrivono poesie. Dai 18 in poi rimangono a sciverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, per pracauzione, preferirei considerarmi un cantautore».
Stefano Laboragine

da "APPUNTI DI UN AUTODIDATTA" 2001 di Stefano Laboragine - labo'

L'artista è l'unico che dentro di sé porta ancora le tracce di una memoria razziale non acquisita con l'esperienza ma derivante dal patrimonio genetico, ed è colui che sente con maggiore forza, e quindi è in grado di esprimerlo, il conflitto tra l'"anima" primitiva e l'ego civilizzato. Per questo l'ispirazione si configura di nuovo come una sorta di "genio" che riesce a portare alla luce quanto è nascosto. Le categorie di "nuovo" e "utile" radicano l'attività creativa nella società e nella storia. [...] Il "nuovo" è relativo al periodo storico in cui viene concepito; l'"utile" è connesso con la comprensione e il riconoscimento sociale. Nuovo e utile illustrano adeguatamente l'essenza dell'atto creativo: un superamento delle regole esistenti (il nuovo) che istituisca una ulteriore regola condivisa (l'utile). Solo così si individuano anche le due dimensioni del processo creativo che unisce disordine e ordine, paradosso e metodo.

"Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili".
Creatività è respirare con gli occhi.

INTRAPPOLA I SOGNI LA GUERRAdi Stefano Laboragine - labo'

da "APPUNTI DI UN AUTODIDATTA" di Stefano Laboragine - labo'

AFRICA di Stefano Laboragine - labo'

da "APPUNTI DI UN AUTODIDATTA" di Stefano Laboragine - labo'