Che la Basilicata sia un territorio ricco di fascino e suggestioni,
è un leitmotiv che gli stessi lucani amano proferire con mesta sincerità, e mai
con spocchia campanilistica, a chi giunge da altre regioni.
E’ un modo di mantenere inalterato il sentimento per un
luogo, per una Terra che, alle criticità storiche del Mezzogiorno, alle piaghe
mai curate di una popolazione desiderosa di lavoro e alle ferite inferte molto
spesso da una politica disattenta e incapace, non riesce a rinnegare né
tantomeno a rifiutare i sentimenti per una regione dalla quale molto spesso si
è costretti a fuggire, per non morire solo di bellezza. I lucani sono
gente che conosce l’umiltà, il sacrificio e le rinunce, da sempre abituati a
impugnare valigie verso altri approdi. Ma, per fortuna, c’è
chi si ostina al destino originario dell’essere nato al Sud e mette in gioco le
proprie capacità, le competenze – spesso eccellenze – la cultura, cercando
di inventare o reinventare il modo di utilizzare le valigie solo per le
vacanze, senza rinunciare alla propria dimora, al “luogo” natio. E tanti sono gli esempi, tante le storie
“belle” che si possono incrociare andando in giro senza una meta precisa per le strade della Basilicata.
Io ne ho conosciute molte e mi entusiasma l’idea che altre ancora possano
entrare nella raccolta delle mie scoperte.
Una di queste storie l’ho “raccolta” questa estate in una
località che si chiama contrada Molino di Capo, a pochi metri dal
lago Pantano di Pignola e a pochi chilometri dal capoluogo. Al “
Ranch Riviezzi” ci si arriva
dopo aver costeggiato la riva del lago e ad accoglierti, prima ancora della
cortesia e dei sorrisi dei proprietari, c’è il nitrito degli
appaloosa: una razza di cavalli originaria
del Nord America. E allora la fantasia riporta subito ai western visti da
bambino e amati da adulto dove, questi singolari cavalli chiazzati cavalcati
dagli indiani d’America, rincorrevano il bisonte. Al Ranch c’è il
signor Francesco Riviezzi, ideatore proprietario e istruttore di questo bellissimo posto
dove si alleva l'esclusiva razza e dove si può provare
l’emozione di cavalcarne uno dei tanti che: “amiamo come fossero di
famiglia”, mi dice Vito, uno dei figli di Francesco, giovanissimo campione
regionale nel 2001 nella disciplina del
BarrelRacing. Vito con Vincenzo, suo fratello, e il resto della famiglia amano i
cavalli più di ogni altra cosa, il legame che hanno con loro è l’anello di
congiunzione con il territorio che li circonda, immersi tra la Riserva Naturale
Regionale Oasi WWF, che si trova in un sito d'importanza comunitaria, in una zona di protezione speciale, e le pendici del suggestivo borgo di Pignola. Qui
l’aria sa di buono, non lascia in bocca l’amaro che si assapora nelle grandi
città, e i cavalli luccicano per la cura che sapientemente i tre “cowboy”
lucani gli dedicano ogni giorno, prima di farli cavalcare ai frequentatori
entusiasti che arrivano fin qui per trascorrere qualche ora di serenità sul dorso degli appalosa,
nei sentieri dedicati alle passeggiate. E poi ci sono loro: i bambini che, dopo la
famiglia Riviezzi, amano incondizionatamente questi esemplari
equini di rara bellezza. Per i più piccoli ci sono i corsi per imparare a condividere
il passo dei cavalli, a scoprirne i segreti di quello che per molti viene
considerato - assieme a pochi altre specie - un animale capace di sentimenti.
Insomma al Ranch Riviezzi ho
conosciuto un’altra pagina della Basilicata che merita di essere raccontata e mi convinco sempre più che i lucani hanno ben allacciato il cuore al
cervello, proprio come la sella sulla groppa degli
appaloosa.