GAETANO ARFE' di Stefano Laboragine - labo'



Vi domanderete: «chi è questo signore della foto?». Forse il suo volto è poco noto, ma il suo nome e il suo impegno politico e culturale senz’altro no. E’ il professore Gaetano Arfè. No, non uomo d’arte, ma un uomo come pochi che si ha la fortuna di conoscere nella vita. E’ stato il mio professore di storia contemporanea all’università è soprattutto è stato un maestro per chi, come me, ha avuto la fortuna di seguire i suoi appassionanti corsi. Se ne è andato il professore Arfè, il 13 settembre di quest’anno. Gaetano Arfè era nato a Somma Vesuviana (Napoli) il 12 novembre 1925. Laureato in Lettere e Filosofia all'Università di Napoli nel 1948, si specializzò in Storia presso l'Istituto italiano di studi storici presieduto da Benedetto Croce, con cui entrò in contatto fin dal 1942.
Nel 1944 si arruolò in una formazione partigiana di "Giustizia e Libertà" in Valtellina. Nel 1945 si iscrisse al Partito socialista e divenne funzionario degli Archivi di Stato intorno al 1960. A Firenze era già entrato in contatto con Calamandrei, Codignola e il gruppo de "Il Ponte" e aveva collaborato con Gaetano Salvemini alla raccolta dei suoi scritti sulla questione meridionale. Nel 1959 venne nominato condirettore della rivista "Mondo Operaio", carica che conserverà fino al 1971. Dal 1966 al 1976 fu direttore dell' "Avanti!". Nel 1979 venne eletto deputato al Parlamento europeo per il collegio Nord-est, fu relatore sul tema della politica televisiva europea e promotore della Carta dei diritti delle minoranze etniche e linguistiche, e altro ancora.
Ho voluto dedicargli un piccolo spazio nel mio blog perché giorni fa, leggendo un saggio a lui dedicato, scritto dal caro e stimato amico Ugo Frasca (giornalista pubblicista, insegnante di Storia del pensiero politico contemporaneo presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università "Federico II" di Napoli), ho avvertito la necessità, per la lucidità, per la schiettezza, per la lungimirante prospettiva dell’analisi del contesto nazionale e internazionale, per la rara onestà intellettuale che il professore vantava, di ringraziarlo ancora una volta per tutto ciò che ha fatto, per tutto ciò che ha lasciato in eredità alla cultura di questo Paese ormai alla deriva. Il Professore, durante una lezione in cui si parlava dell’ 8 settembre, chiese a ognuno di noi un parere sul libro di Claudio Pavone “Una guerra civile”, ascoltò i nostri pareri con interesse, poi alzatosi da dietro la cattedra, disse: “sì, è stata una guerra civile, ma oggi sento di dire che è stato soprattutto un fratricidio". Lui la storia non la insegnava, la raccontava.
Stefano Laboragine

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