tratto da "POI TORNERO' " di Stefano Laboragine





[...] Nel pomeriggio Guido restò vittima della spossatezza, che gli crollò addosso con tutto il castigo delle ore insonni. Ne approfittai anch’io.Disteso sul letto mi concentravo inutilmente sulla possibilità di essere disturbato da qualche rumore o un suono, in quella vescica di desolante silenzio contadino. Udivo solo il richiamo esausto degli uccelli e qualche isolato mugghio dalla collina sottostante. Di tanto in tanto giungeva, senza pause di tempo stabilite, il ferro battente in lontananza di qualche ostinato lavoratore.Lentamente feci scivolare le dita lungo il torace e, con il palmo, spalmai su tutto il petto le goccioline di sudore.Avvertivo un bisogno di quiete in quelle ore calde. Posai gli occhi sull’ombelico e mi sorprese la disperazione del ricordo di mia madre. Tra i peli sfioravo con l’indice i lembi di quella cicatrice che si aggricciava sotto i polpastrelli. Era l’unica cosa reale che testimoniasse la sua esistenza, dopo la malattia che l’aveva portata via, divorandola come un lupo affamato nel recinto della beatitudine.
La toccavo con rispetto.In quella distorta rotondità, rividi il volto delle sue ultime ore, quando, al sibilo del suo respiro faticoso, avrei voluto aggrapparmi con tutta la forza dell’adolescenza, perché in quel volare leggero verso la morte avesse portato anche me.
Quel punto nel mezzo del ventre, quel nodo fatto da chissà quale marinaio nel porto di una stanza d’ospedale tra gli spifferi d’alcool e farmaci, era l’emblema concreto dell’amore, era la corda che aveva tenuto unita la mia esistenza prenatale a quella di una mamma, meritevole di aver saputo dare forza ai miei giorni e donarmi alla vita, la stessa che a C. ripensavo sempre con meno entusiasmo.Invidiai i contorsionisti per la mia incapacità di poter raggiungere con le labbra, quel punto nel centro esatto del mio corpo, così da poterlo baciare e dirgli grazie.Ci fosse stata Luisa con me, avrei chiesto di farlo a lei.Ma quella concavità era solo mia, era l’ultima escrescenza di un’altra esistenza che avrei portato addosso fino a farla morire definitivamente con me. 

2 commenti:

  1. Caro Stefano, sei anche uno scrittore! e con il piacere della lingua, leggo.
    in bocca al lupo per questo tuo lavoro!

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