photo di S. Laboragine |
Questa mattina a Bologna, chi era
di passaggio in via Bentivogli, non ha potuto sottrarsi alle note eclettiche e
suadenti del violino di Paolo Buconi, che hanno inaugurato la festa interetnica
e interculturale denominata «L’Europa siamo noi nessuno si senta escluso». All’
“ingresso” della strada, pronto ad abbracciare tutti, con l’affetto naturale
che solo lui sa donare, il padre della manifestazione, il motore di buona parte
delle iniziative di solidarietà sotto le due torri: Roberto Morgantini. A valorizzare
il manifesto ufficiale, alcune parole “chiave” che da sole configurano lo
spirito dell’evento: cittadinanza,
diritti, solidarietà, welfare, il tutto arricchito da due delle più
importanti espressioni culturali di una comunità: cibo e musica.
Significativo è anche il quartiere
che ospita la festa, quello che i bolognesi da sempre chiamano “Cirenaica”.
Tutto ha origine agli inizi del 900, racconta, contenta di conservare
un’importante testimonianza, una signora anziana accompagnata sulla sedia a
rotelle da un sorriso sincero che viene dalla Romania, anch’essa alla festa con
le fragranze e il contributo dei suoi connazionali. Entusiasta, la donnina
ottantenne, continua il suo racconto ricordandomi che gli italiani
conquistarono la Libia sconfiggendo i Turchi; così, il comune di Bologna di
allora, decise di denominare Via Libia una delle strade principali poco
lontana da porta S. Vitale. Alla via Libia si aggiunsero via Bengasi, via
Zuara, via Homs, toponomastica coloniale cancellata, assieme al Ventennio, e
sostituita da nomi di personaggi legati alla Resistenza.
In un posto che ha conosciuto, attraverso
il nome delle proprie strade, il cambiamento, il progresso, in nome della
libertà, della pace e della democrazia, oggi si incontrano le bandiere, le
tradizioni e la voglia di condividere, nel tentativo sempre difficile
dell’integrazione, un momento di piacevole convivialità, dove il cibo di più di
dieci paesi, incontra i pentagrammi di strumenti e luoghi diversi, e allora è
vera festa. Ancora una volta la città di Bologna si fa interprete, attraverso
importanti eventi di socializzazione, della necessità di politiche sociali attive,
capaci di realizzare le richieste reali di una comunità multietnica che vive,
lavora e studia sotto lo stesso tetto. Tra i numerosi tavoli, colorati dalla
diversità delle pietanze, un unico profumo saliva alle narici di tutti i
partecipanti: “il profumo dell’umanità”, quella che abita il mondo.
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