da "APPUNTI DI UN AUTODIDATTA" 2001 di Stefano Laboragine - labo'

L'artista è l'unico che dentro di sé porta ancora le tracce di una memoria razziale non acquisita con l'esperienza ma derivante dal patrimonio genetico, ed è colui che sente con maggiore forza, e quindi è in grado di esprimerlo, il conflitto tra l'"anima" primitiva e l'ego civilizzato. Per questo l'ispirazione si configura di nuovo come una sorta di "genio" che riesce a portare alla luce quanto è nascosto. Le categorie di "nuovo" e "utile" radicano l'attività creativa nella società e nella storia. [...] Il "nuovo" è relativo al periodo storico in cui viene concepito; l'"utile" è connesso con la comprensione e il riconoscimento sociale. Nuovo e utile illustrano adeguatamente l'essenza dell'atto creativo: un superamento delle regole esistenti (il nuovo) che istituisca una ulteriore regola condivisa (l'utile). Solo così si individuano anche le due dimensioni del processo creativo che unisce disordine e ordine, paradosso e metodo.

"Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili".
Creatività è respirare con gli occhi.

6 commenti:

  1. Creatività...
    nelle vene si muove, limpida, preziosa sorgente di vita...scava nell'anima e sgorga dalla pelle.

    Arte...
    riflesso dei nostri sensi.

    Bellissime opere le tue.

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  2. Ti ringrazio Mariangela,
    abbiamo il sangue infettato dall'arte, e lo portiamo in corpo, sublimati dal piacere di esistere per lei. Salutami Caserta

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  3. labò, ho pensato a queste frasi per un paio di giorni. credo di vederla in termini meno raffinati ma anche più semplici.

    non credo che la creatività sia necessariamente generata dal conflitto, magari dal bisogno. ma non per forza da un bisogno concreto.

    nella tua visione la creatività ha sempre un utile, di qualsiasi forma o colore possa essere, come prodotto.

    può essere, ma quello che non mi è chiaro è se esista un'intenzione precisa per il prodotto, cioè se il prodotto non sia sempre utile di per se o sia utile quale l'autore desiderava essere in principio.

    sinceramente non so di queste cose... mi sono spesso domandato, cercando di metter ordine nelle basi dei miei strumenti, cercando di metter ordine nei principi e nei motivi, come sulla nascita del linguaggio e della comunicazione... ma alla fine ho smesso, non mi interessa più molto la causa quanto l'effetto, lo trovo più magico, il Fare.

    però il tuo spunto è interessante, dimmi, a distanza di 6 anni, la pensi ancora così? quanto è per te importante il contenuto della tua riflessione lì sopra nella tua creatività di oggi?

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  4. Perdonami il ritardo!
    Quello che volevo dire un pò di stagoni fa, è che ancora oggi penso, è strettamente legato al mio fare arte. Da quando ho impugnato (adoro questo termine poi capirai perché)i pennelli, il mio vero obiettivo era rubare lo sguardo spesso distratto dei fruitori d'arte. Per me arte e politica, o impegno se preferisci, si confondono, si sommano e si sintetizzano nel linguaggio pittorico. Ho sempre vissuto la pittura come impegno, come voce fuori dal coro capace di "scuotere le coscienze e lanciare pugni allo stomaco", per questo mio personalissimo motivo e modo di vivere la mia arte, credo che la pittura è utile solo se è connessa con la comprensione e il riconoscimento sociale. E' un semplice pensiero democratico, più precisamente marxista: l'arte deve essere per tutti, fruibilità assoluta (in termini di linguaggio). Solo allora l'arte ha un'utilità sociale, politica, culturale. Mi dirai:e l'informale? l'astrattismo puro? non sono utili se intesi in questi termini? Lo sono se finalizzati a educare gli occhi degli spettatori, se "le rivoluzioni culturali" vanno nella direzione che arte è cultura e testimonianza del tempo, in una parola:storia, individuale dell'artista ma soprattutto storia del Tempo.

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  5. ora capisco meglio :)

    io sono all'opposto! per me l'arte anche figurativa non deve scegliere se essere impegnata o meno: quando è onesta, essa è di per sè impegnata, perchè richiede impegno. cioè, sempre, scelte.

    però ammetto che attraverso la scelta specifica di impegnarsi, per mezzi espressivi, contenuto, intenzionalità per così dire, verso un univoco significato più propriamente politico, nel senso più fresco ed originale del termine, si producono risultati che è sano ci siano.

    sia nella storia che nel contemporaneo.
    poi che Van Gogh sia, ad esempio, meno politico nei risultati che le sue opere hanno su una società di Giotto è certo, ma se entrambi hanno modificato e guidato un' intera estetica, questa non ha influenza sulle persone, e quindi sul loro interagire, cioè sulla politica? forse è un'arrampicarsi sui vetri... non ho mai riflettuto sulla cosa in questi termini.

    ora torno a dipingere :) buon pomeriggio!

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  6. Condivido pienamente anche la tua posizione soprattutto sul concetto di "onestà"; e che a volte l'arte ti prende di sorpresa, non ti da scampo; io mi sento così,rifugio le mie "battaglie", le mie denunce (spesso anche ironicamente), le mie proteste con i colori: è il mio linguaggio. Torno anch'io a dipingere!

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