JOB LUNCH di Stefano Laboragine - labo'


Considero il mio lavoro una pura espressione di ordine mentale otticamente percepibile: visualizzazioni di pensieri, senza alcun riferimento esteriore alla natura, o volontà di trasformazione della stessa; senza cioè l’intervento di un processo di astrazione. In questo momento, facendo riferimento al dipinto, è sopraggiunta nella mia ricerca la necessità di richiamare, di rimettere in discussione il segno della PITTURA-PITTURA, della pittura nel senso stretto del termine, la pennellata, la sfumatura; richiamare in azione lo stato d’animo e le sensazioni, e dove, si sa, agisce anche l’impulso di distruzione, il gusto della contraddizione. Cosicché nelle mie opere più recenti il segno dell’immediata urgenza espressiva contraddice l’intenzione progettante, il segno “linguistico”, le campiture impersonali, lo sforzo teso a mantenere l’ordine, il rigore acquisito. Nel mio pensiero è sempre stato presente il desiderio di MUTAZIONE, senza però tralasciare di perseguire una identificabile CONTINUITA’.

6 commenti:

  1. cioè nel senso che in questo momento vuoi levare la pennellata dalla tela?

    ti capisco bene?

    cioè date due possibilità, (almeno quelle che vedo):

    a)di far muovere l'occhio all'interno della tela così che, quasi sorpreso, si trovi ad andare e venire tra il gioco per quello che è (l'intrecciarsi delle pennellate, la pittura-pittura, se ho capito bene) e l'illusione che le pennellate creano e

    b)non distrarre l'occhio dall'immagine complessiva globale, l'impressione, (se non con l'inevitabile esposizione delle grandi e, per così dire, gridate aree di colore formanti l'immagine)

    tu cerchi la seconda?

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  2. Grazie della visita e dei complimenti che contraccambio.

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  3. (In ritardo...)
    Non vuol essere proprio un eliminare la pennellata dalla tela, quanto piuttosto "ingannare" gli occhi dalle tracce del pennello, non per annullare del tutto la pittura ma per renderla più assoluta, più o meno libera dal segno. Rispetto alle tue due opzioni, io cerco di collocarmi in mezzo: "far muovere l'occhio all'interno della tela" evitando al contempo di distrarlo "dall'immagine complessiva globale".

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  4. Pittura per pittura, compagno Labo, ti regalo un vortice. Me lo restituisci in colori?



    dal mio corpo
    - pelle tagli e guasti –
    solo preghiere
    la sera
    e meringhe

    che dettano
    per scrollarmi dalla polvere
    del fuori

    sul mio corpo
    - edera cenere e silenzio
    solo il tuo
    la sera
    a togliermi il dolore
    dagli occhi
    e dal bilico di lutto
    che a volte mi sono
    i pensieri

    col ventre dolce
    capace :di futuro
    di innamorarmi
    di un nome
    nato dal nostro
    di quei rosati
    tramonti
    che si aprono come vene
    dei polsi
    allo scorrere della mia lingua

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  5. Grazie mille per la visita sulle mie pagine. Non posso che farti i complimenti per le tue, hanno pizzicato le corde delle mie emozioni. Soprattutto con Erri De Luca che continuo a sfogliare ricevendone, ogni volta, sorprese. Adesso sono alle prese con il suo dialogo con l'alpinista Nives Meroi. Mi piace il suo rapporto con la montagna di assoluta purezza e mi piace pensare che anche la mia vita sia tutta una salita e una discesa. Adesso sono in piena discesa ma, come dice Erri, "è lì che si vede la bravura di uno scalatore".
    A presto, Barbara

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