ROSSO - di Stefano Laboragine - labo'



Capita che ti trovi una mattina di lunedì per strada. Capita che tra i tanti semafori pedonali che incontri sul percorso che ti porta al lavoro, uno ti faccia riflettere. Rosso. Stop. Obbligo di fermata. Capita anche che non sei da solo. Uno, due, cinque, vecchi, bambini, ragazzi con le orecchie tappate dalle cuffiette, mamme con i passeggini. Capita, è successo a me, di fissare, come per un'ipnosi obbligata, quella potente lampadina rossa che si riflette sull'asfalto bagnato. E pensi: fammi vedere se anche gli altri stanno facendo la stessa cosa. Scoperta: no!. Sono solo io a guardarlo, gli altri con la testa china o con lo sguardo proiettato verso altri nebbiosi orizzonti, aspettano che i miei piedi diano il via. Una sorta si silenzio assenzo, una sorta di fiducia cieca: è inutile stare lì a fissare quel palo luminoso, basta uno che si avvia e possiamo andare. Pascoli erranti di bipedi civilizzati verso la transumanza del nulla. Tutti spinti in avanti dagli orologi che inghiottono avidi ore in minuti, e non sono mai abbastanza. Corriamo, aliti affaticati, corse di mocassini sui marciapiedi. Corriamo... dove? Verso cosa? E ti accorgi che la società moderna, le grandi città, sono abitate da automi telecomandati. Sì, il semaforo è importante, ma ti accorgi dell'idifferenza degli sguardi, del grigiore dei loro occhi pronti a recepire tutti i messaggi non verbali che riempiono le strade larghe delle metropoli. C'è qualcuno che ogni giorno, come un comandante di plotone, ordina masse di uomini di tutti il mondo, senza pronunciare parola, solo con l'utilizzo di tre colori:verde, giallo, rosso. Lo so, questa riflessione può apparire demenziale, ma sono queste le cose che mi sottraggono l'attenzione per ore, a volte (vergognandomi anche un pò...) per giorni. E se ci fosse "uno" solo a muovere l'interruttore On- Off? Il semaforo non è solo quello straordinario attrezzo luminescente ideato per regolare i flussi caotici del traffico, è anche - è mio parere - la metafora ridicola della nostra società, di questo assurdo presente fatto di rumore nel silenzio delle parole. Non si parla più. E se per un normalissimo guasto, il rosso di quel semaforo si fosse bloccato? Saremmo ancora lì ad attendere nuovi ordini dal comandante tricolore. Questo è un dramma, la nostra civiltà è ferma al semaforo, strettamente legata -in modo vitale - alle tecnologie (come farei senza il mio blog?!). Sembra non esserci più spirito critico, totalmente assente l'interazione fra i tanti attori della società, neanche con l'antico e anacronistico "buongiorno".
E se domani ai semafori ci guardassimo negli occhi e ci sorridessimo? Basterebbe anche una banale riflessione meteorologica sul tempo: "Eh, sembra proprio che sia arrivato l'inverno", "Sì, sembra proprio di sì; "Ah, ecco è verde!", "arrivederci", "buona giornata". Che il semaforo pedonale diventi nello spazio urbano del mondo, il palo luminoso della socialità. Al rosso non fermatevi, andate avanti con la mente.

4 commenti:

  1. mi sono ritrovata a fare un pensierio simile qualche giorno fa, in metropolitana. davanti a tutta quella gente seduta su sedili singoli, tutti intenti a leggere giornali e senza sentire una sola voce che chiaccherava. e pensare che i giornali erano quasi tutti uguali, che i loro visi erano quasi tutti uguali.
    poi uno di questi giornali è caduto, ho abbassato lo sguardo e semplicemente raccolto quelle due pagine che erano cadute. il signore ci è rimasto quasi male, ha ripetuto almeno tre o quattro volta "grazie. grazie mille". e non avevo fatto altro che fare una cosa semplicissima.

    per la prima volta in quindici giorni che giro per milano senza ipod, sono stata felice di aver avuto le solite cuffie sulle orecchie.

    (grazie del commento!)

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  2. Mi è piaciuta tantissimo la tua riflessione...

    Bellissimo il tuo Blog e bellissima la musica di sottofondo...
    Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
    ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
    Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
    tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
    dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
    dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
    Grande Guccini!
    Un Saluto...Emilia

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  3. splendida tela, i colori così rarefatti asciugano le tue immagini e le rendono essenziali, mi piace un sacco!

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